L'isola Bisentina si estende per 17 ettari sul Lago di Bolsena , a 3 km da Capodimonte , è in gran parte pianeggiante e presenta un rilievo più importante a nord, dove sorge il Monte Tabor a 56 metri di altezza e uno minore a sud, con la Rocchina che si trova a 22 metri di altezza.
Questi rilievi sono quel che resta della cinta craterica dell’antico cono vulcanico, che faceva parte del sistema Vulsino, che entrò in attività oltre 130.000 anni fa.
Più grande dell’Isola Martana a, la Bisentina è più verdeggiante dell’isola sorella; oltre a boschi e spiagge a tratti basse e a tratti scoscese, sul suo territorio sorgono una villa, un convento, dei magnifici giardini all’italiana e diversi edifici tra cappelle e chiese rurali risalenti al XV e XVI secolo.
La maggior parte di questi edifici è in stato di abbandono, come per esempio la Chiesa di San Francesco, la più antica, in avanzato degrado, quella di Monte Tabor o della Trasfigurazione con affreschi, ormai provati dal tempo. Poi ancora, quella di Santa Concordia e di Monte Oliveto, degradate e prive di elementi ornamentali e pittorici o quella dedicata a San Gregorio, vuota e priva di pavimento.
La chiesetta del Monte Calvario o del Crocifisso, invece, è stata recentemente sottoposta al restauro della struttura e degli affreschi, su iniziativa della principessa Maria Angelica Del Drago.
La chiesa di Santa Caterina, detta la Rocchina, infine, è interessante perché è l’unica ad avere una pianta ottagonale e perché in essa è stato riconosciuto l’intervento di Antonio da Sangallo il Giovane, famoso e attivo in tutta la Tuscia; da qui il nome Rocchina, perché riproduce, in dimensioni ridotte, la Rocca di Capodimonte.
Sull’isola sono state rinvenute tracce risalenti all’Età del Bronzo e a quella Etrusca, ma si tratta comunque di ritrovamenti minimi che non possono testimoniare la presenza di un insediamento stabile sull’isola.
Il vero popolamento dell’isola infatti iniziò solo nel IX secolo d.C. quando essa divenne, proprio come la Martana, il rifugio degli abitanti della costa del lago che fuggivano dalle incursioni dei barbari.
Sull’isola era presente anche la famosa Malta dei Papi, un carcere a vita per i religiosi macchiati di colpe gravissime, scavato nel sottosuolo del monte Tabor e raggiungibile soltanto con un pozzo profondo circa 30 metri.
Nel corso dei secoli l’isola visse alterne vicissitudini finché a metà del 1200 divenne proprietà dei signori di Bisenzio che, in rotta con gli isolani, le diedero fuoco e l’abbandonarono.
Durante il XV secolo, sotto i Farnese conobbe un periodo di gran prosperità ed entrò a far parte del Ducato di Castro.
Tornata alla Chiesa divenne luogo di villeggiatura di numerosi Papi e poi nel XIX secolo passò alla famiglia aristocratica dei Principi del Drago che già abitavano il castello di Bolsena e che ancora oggi è proprietaria dell’isola, che quindi non è attualmente visitabile
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