L'isola Martana, sul lago di Bolsena , prende il nome dal vicino paese di Marta .
Rispetto all’isola Bisentina essa è più piccola e ha un aspetto più aspro e selvaggio che la rende molto suggestiva dal punto di vista naturale e paesaggistico.
Le sue sponde, a solo un chilometro dalla costa, sono popolate da numerose colonie di uccelli acquatici e altri animali.
L’isola attualmente è privata e non è visitabile; è possibile comunque circumnavigarla grazie ad un apposito traghetto che vi farà scoprire le bellezze naturali e l’acqua cristallina di questo territorio.
L’isola Martana ha una forma a mezzaluna e si estende per circa 10 ettari su ciò che resta dell’esplosione di un cono eruttivo subacqueo che si formò circa 130.000 anni fa quando già esisteva il lago di Bolsena.
Sull’isola sono presenti una parte brulla e sassosa con pareti ripide fino a 70 metri sul livello dell’acqua e una parte più bassa e pianeggiante, ricca di vegetazione, dove affiora una sorgente di acqua minerale ferruginosa.
L’isola Martana è legata a leggende e storie millenarie.
Alcuni storici sostengono che dopo il 300 d.C., sotto l’Impero di Diocleziano, l’isola fu lo scenario del martirio di Cristina, figlia di Urbano, prefetto di Volsinii, antico nome dell’attuale cittadina di Bolsena.
Il corpo della fanciulla, divenuta poi patrona di Bolsena, fu sepolto nelle catacombe di Bolsena e poi riportato sull’isola Martana per fuggire alle incursioni dei barbari e al rischio di profanazione.
Nel 1084 la contessa Matilde di Canossa sbarcò sull'isola Martana per prendere i resti mortali di S. Cristina e trasferirli a Bolsena dove fece costruire una chiesa in suo onore.
L’Isola Martana, nel 535 d.C. fu anche teatro del barbaro assassinio di Amalasunta, regina dei Goti e figlia di Teodorico.
Ancora oggi, molti pescatori di Marta, affermano che durante le giornate di forte tramontana, vicino l'isola Martana, sia possibile ancora udire le urla strazianti della regina dei Goti, imprigionata e poi assassinata sull'isola per mano del marito-cugino Teodato.
Nel VI secolo l’isola Martana fu abitata dai Benedettini, rifugiati a Roma e nel nord del Lazio dopo la distruzione di Montecassino.
È sotto la Chiesa che l’isola ha vissuto il suo massimo periodo di splendore, mentre fu progressivamente abbandonata quando, a partire dal XVIII secolo passò sotto il dominio del Ducato di Castro.
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